lunedì 22 aprile 2013

Cesta Ljubljanske Brigade,1

Domenica, 21 aprile 2013. Reggio Emilia- Trieste-Lubiana-Novo Mesto

Mi piace partire perchè di solito so a malapena da dove vengo e quasi mai dove sto andando. E' sempre come un lanciarsi nel vuoto e atterrare chissà dove. Oggi è andata così.

Partenza alle 10 da una Reggio nuvolosa e ancora addormentata. Dopo lunghe ore di training autogeno mi sono convinta a ridurre il mio bagaglio ad una mega valigia, un borsone e un simpaticissimo zainetto blu contienimondo di provenienza tipicamente postbellica. Alle, caricando i bagagli sul mitico Doblò blu, ha ammesso sommessamente: "Temevo che portassi molta più roba".
Bando alle ciance. Ultimo rifornimento di metano reggiano e si parte!


Siamo a Trieste intorno alle 13,30. Scatta sms, seguito da telefonata a Paolo Rumiz. Una sosta è d'obbligo. Basta consultare una scarna bibliografia sulla storia di Sarajevo negli ultimi vent'anni per comprendere che il nome di Paolo Rumiz è fortemente legato a quello dei Balcani. In secondo luogo, Alle e Rumiz sono amici, direi veri amici. Rumiz ci accoglie nella sua nuova casa con una naturalezza tale che manca il tempo per imbarazzarsi. Ci gustiamo il panorama di una Trieste insolita, vista dall'alto, a picco sul mare. E mi sovviene l'amore che ho sempre nutrito per le città di porto(Genova, Napoli): così scomodamente oblique.

Ripartiamo con alcune indicazioni di Paolo appuntante sull'agenda. L'intenzione è quella di avvicinarci il più possibile a Zagabria per poter proseguire domani verso Sarajevo con tutta calma. Ahinoi, profanamente sarebbe il caso di aggiungere un bel : tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare! Ci sovviene, of course appena valicato il confine con la Slovenia, che ci conveniva fare un altro pieno di metano in Italia e assicurarci una buona autonomia di viaggio almeno per qualche altro centinaio di chilometri. Ma ormai siamo in Slovenia e ci tocca iniziare una caccia spietata ad un qualche sloveno erdgas(maledetta traduzione di metano in inglese che quando ci pensi non ti viene mai in mente).Scopriamo che esiste a Lubiana. 

Che ci vuole? Trieste-Lubiana si fa comodamente in un'ora. Il problema sopraggiunge quando scopro che il navigatore Garmin- che tengo nello zaino come una reliquia sacra illudendomi della sua infallibilità-non si accende più, sostanzialmente non mostra più segni di vita. Lo attacchiamo invano ad una presa di corrente pensando ad una banale batteria scarica, niente da fare. E qui arriva il bello.
Come facciamo a raggiungere il distributore di metano in Cesta Ljubljanske Brigade,1 senza cartina di Lubiana, senza connessione internet e con un Garmin defunto? In più diluvia. 


Riusciamo ad agganciare una rete wi-fi da un distributore di benzina all'uscita sud di Lubiana e con una mini cartina online tentiamo di imboccare questa benedetta Celovska Cesta(lunga quanto la via Emilia che attraversa Reggio) che dovrebbe in teoria correre parallela a Cesta Ljubljanske Brigade. Procediamo a zonzo in questi quartieri periferici industriali in cui non c'è anima viva finchè compare un anziano signore che sembra fare al caso nostro: "Sorry, can you help me? Where is Celovska Cesta?". Lui ci fissa, volenteroso di aiutarci, e inizia a blaterare qualcosa in una lingua incomprensibile-si presume sloveno misto a croato- di cui non riusciamo a capire un bel niente. Io sorrido e lo saluto: "Thank you very much". Alzato il finestrino, iniziamo a ridere convulsamente tanto da farci venire le lacrime agli occhi: dopotutto bisogna esorcizzare la disperazione.

D'un tratto il Garmin, già defunto, resuscita. Tanto da permetterci di raggiungere la stazione di erdgas più sofferta della storia. Continua a diluviare senza sosta. Scene di panico davanti al metano fai-da-te, unica ed esclusiva lingua sui monitor: lo sloveno. Siamo tanto inesperti che inizialmente tentiamo di incastrare la valvola da camion nel misero bocchettone del doblò. Insomma, ci facciamo ridere dietro.


Ormai è ora di cena. Realizziamo di aver perso tre ore del viaggio a causa dell'assurda ostinazione di trovare un metano a Lubiana. Ci dirigiamo verso Novo Mesto, rinunciamo ad arrivare fino a Zagabria. Ci penseremo domani alla dogana croata. Paolo ci ha consigliato un agriturismo a Otocec, nei pressi di Novo Mesto. Il Garmin ha perso nuovamente i sensi e ci lascia sul più bello, ormai giunti a Novo Mesto nord. Ed ora come facciamo a trovare un luogo in cui dormire? Tentiamo di raggiungere Otocec che dista una decina di chilometri. La fame e la stanchezza crescono. Ci perdiamo in una strada costeggiante un fiume, senza alcuna illuminazione. Arrivati a Otocec, nulla da fare. Tutto completamente chiuso, sembra un paesaggio surreale. Poche casupole, alcune arroccate insieme al castello là in alto, il resto è spento. Senza luce, attraversiamo un ponticello di legno per arrivare tra i boschi ad una frazione ancora più disabitata. Finché non troviamo un'indicazione con Pizzeria Sent Peter, entriamo e torniamo alla vita. C'è un solo cameriere, ma il luogo è delizioso, pulitissimo, con connessione wifi. Ordiniamo entrambi un filetto al pepe e cerchiamo connessioni col mondo che nelle ultime ore avevamo perso. A fine cena, il cameriere ci consigli qualche luogo in cui fermarci a dormire. A Otocec è tutto chiuso perchè è domenica, raggiungiamo Villa Otocec in cima ad una collina, ma al citofono non ci risponde nessuno. Torniamo a Novo Mesto, l'hotel Krka ci spalanca le porte alle 23 di sera. E' un quattro stelle, per stanotte ce lo siamo meritati. E domani Sarajevo. Alle dorme già da un paio d'ore, buonanotte

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